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Abruzzo, istituzioni e ong contro trivelle sotto lago Bomba. Firmato documento per Ministeri Ambiente e Sviluppo economico – “No all’ipotesi di estrazione di gas dal giacimento sotto al lago di Bomba (Chieti) e alla costruzione di una raffineria a Paglieta (Chieti)”. Lo ribadiscono Regione Abruzzo, Provincia di Chieti, sindaci dei Comuni interessati, associazioni ambientaliste e rappresentanti dei comitati spontanei dei cittadini, i quali hanno firmato unitariamente i documenti che verranno inviati al Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo economico per dimostrare “l’unità di intenti di un fronte vastissimo che continuerà a battersi per scongiurare la realizzazione del progetto”. Stamani il punto della situazione nel corso di una conferenza stampa nella sede della Regione, a Pescara. Presenti, tra gli altri, il governatore dell’Abruzzo, Luciano D’Alfonso, il sottosegretario alla presidenza della Giunta con delega all’Ambiente, Mario Mazzocca, la Provincia di Chieti, i sindaci del territorio, e i rappresentanti di Wwf, Legambiente e del comitato di cittadini “Gestione Partecipata Territorio” di Bomba. I documenti, oltre a ricostruire la storia più che ventennale dei “tentativi abortiti” di sfruttamento del giacimento, esplicitano le ragioni per le quali, secondo i firmatari, bisognerebbe abbandonare il progetto, a partire dalla sentenza del Consiglio di Stato che ha dato ragione al Comitato Via della Regione che aveva respinto il progetto, fino ad arrivare all’ “illogicità dell’atteggiamento del Mise – spiegano – che riapre, senza alcun nuovo motivo, l’istruttoria su un procedimento già chiuso”. La Regione intende farsi sentire anche con le proprie osservazioni nel procedimento di Valutazione di impatto ambientale (Via) nazionale: domani la Giunta esaminerà una delibera che fa proprio il parere contrario già espresso dal Comitato Via regionale e che chiede di aprire il procedimento di ‘inchiesta pubblica’ previsto dalla legge. “La determinazione di questo fronte ambientale e territoriale – ha detto D’Alfonso – è irrisolvibile per quanto riguarda coloro che hanno in mente di realizzare un investimento che rovina quella parte di Abruzzo e la sua dignità ambientale. Basta con questo atteggiamento da ‘safari’ rispetto ai beni comuni di valore ambientale della nostra regione”. (ANSA)

Clima: target Ue rinnovabili sale al 35%, Greenpeace plaude – L’Europa spinge sulle rinnovabili e con il voto di oggi del Parlamento Europeo alza la percentuale dal 27 al 35%. Secondo alcune proiezioni, infatti, l’attuale obiettivo, supportato da Consiglio europeo e Commissione, non sarebbe sufficiente per rispettare gli impegni presi dall’Ue con l’Accordo di Parigi. Il Parlamento europeo ha inoltre rafforzato le normative a supporto delle persone che autoproducono energia in casa o unendosi ad una cooperativa. Tra queste, anche regole che renderebbero l’elettricità autoprodotta priva di oneri, prelievi e tasse punitive. E la decisione di Strasburgo raccoglie il plauso di Greenpeace. “Il Parlamento ha giustamente riconosciuto che l’Ue deve aumentare la quota di rinnovabili se vuole rispettare i suoi impegni sul clima, ma avrebbe dovuto mantenere il focus sulle soluzioni reali, e non su quelle false come i biocombustibili” afferma Sebastian Mang di Greenpeace Eu. “Nonostante molti governi europei stiano tenendo ancorati i propri Paesi a nucleare e carbone, invece di puntare sulle rinnovabili, il Parlamento sostiene fermamente il diritto dei cittadini di ottenere e vendere energia prodotta dal sole e dal vento” indica Mang. Uno studio redatto da CE Delft e diffuso da Greenpeace nel 2016 mostra come, con il giusto supporto, metà dei cittadini dell’Unione europea potrebbe autoprodurre energia da fonti rinnovabili entro il 2050, coprendo circa il 50 percento della domanda elettrica dell’Ue. Le società elettriche fornirebbero invece il resto dell’elettricità rinnovabile di cui ci sarebbe bisogno. “Nonostante i passi in avanti sul target rinnovabili, il Parlamento europeo – segnala Greenpeace – continua però a sostenere il continuo ricorso in Ue ai biocombustibili”. La proposta del Parlamento, spiega Greenpeace, “ad esempio consentirebbe agli Stati membri di bruciare interi alberi, abbattuti per essere sfruttati a fini energetici e raggiungere gli obiettivi sulle rinnovabili. Questo nonostante gli scienziati concordino sul fatto che aumenterebbero le emissioni per decenni, contribuendo in modo significativo al degrado delle foreste”. I ministri dell’Energia, che avevano raggiunto il loro accordo preliminare sul pacchetto completo di riforma energetica lo scorso 18 dicembre, “hanno sin qui sostenuto – evidenzia ancora l’associazione ambientalista – controverse sovvenzioni per carbone, nucleare e gas e hanno indebolito le proposte per consentire a famiglie, cooperative e municipalità di produrre e vendere la propria energia rinnovabile”. Intanto sono attesi nei prossimi mesi i negoziati a tre sui provvedimenti energetici tra Consiglio, Parlamento e Commissione europea. (AdnKronos)

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