Il coraggio di Emma

Ho conosciuto Emma Bonino un quarto di secolo fa. Mi invitò a parlare sull’Europa a un Congresso del Partito Radicale. Con lei e con Marco Pannella nacque un’amicizia di quelle destinate a durare una vita. Con Emma, ci vedevamo spesso a Bruxelles, quando lei era Commissaria Europea e io Rappresentante Permanente presso la NATO. Le prestai anche la mia casa per un anno. Spesso si autoinvitava a cena da me. Fui io, una sera lontana, a presentarle D’Alema.

Negli ambienti comunitari godeva di una giusta fama per il suo coraggio. Difendeva a spada tratta i diritti civili, specie quelli delle donne, andò a difenderli nella Kabul dei Talebani, rischiando l’arresto o peggio. Ma il coraggio e l’impegno per i diritti costituiscono la cifra di tutta la sua vita, di tutto il suo appassionato lavoro. A differenza di molti, ha fatto politica per servire e promuovere i suoi ideali, non per desiderio di potere e meno che mai di ricchezza. Dalla politica ha avuto varie soddisfazioni, ma anche molti disinganni. Poi è iniziata la sua lotta contro il cancro, il tipico cancro di una fumatrice compulsiva e accanita (ricordo certe sere, quando a metà cena si alzava da tavola nervosissima per andare a fumare nel giardino della mia residenza). Tutti le dicevamo che si stava suicidando: ma coi fumatori inveterati ogni ammonimento è inutile. Anche in questo mi ricordava un’altra grande donna che ho conosciuto e frequentato molto nel mio periodo a New York, Oriana Fallaci. Stessa passione civile, stessa impervia opposizione ad ascoltare i consigli altrui, e alla fine, stessa lunga lotta contro il cancro.

Del suo coraggio, Emma sta dando ora una nuova prova. Potrebbe vivere tranquilla, sugli allori che le vale la sua magnifica storia di combattente per il progresso civile. Invece si è nuovamente lanciata nell’arena, con un movimento che parteciperà alle prossime elezioni politiche. L’ha chiamato “Più Europa” e il nome stesso è un atto di coraggio e di sfida, in un momento in cui l’Europa è poco popolare. Era pronta anche a correre da sola, fuori della coalizione col PD che le avrebbe forse assicurato qualche seggio in Parlamento, pur sapendo che avrebbe avuto difficoltà anche ad arrivare al minimo del 3%,. Bruno Tabacci le ha dato aiuto, con un gesto che lo onora.

Non la voterò, perché la dura realtà delle cose in questo momento della nostra Storia impone di evitare ogni frazionamento e di orientarsi su una delle due forze politiche virtualmente capaci di arrivare al 40% e tenere lontana la sciagura grillina. Temo che Emma subirà il costo di questa bi o tripolarizzazione (un triello, direbbe Fabrizio Frizzi all’Eredità).  Ma in fondo non importa. Quello che importa è che, nel coro stonato e discordante della nostra politica, continui a risuonare una voce libera, onesta e veramente impegnata al bene comune.

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