Nico 1988 (Film, 2017)

Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli conquista Venezia 2017, vince il premio Miglior Film Selezione Orizzonti, riceve una menzione Fedic e il premio speciale Pasinetti, ma non basta a scongiurare l’oblio delle sale, dove esce il 12 ottobre dello steso anno, praticamente non vista, ignorata dal pubblico, pur se apprezzata dalla critica. Siamo riusciti a vederla anche in Maremma – per il cinema, rimasta ai tempi in cui uccello che ci va perde la penna – grazie al Piccolo Cineclub di Follonica, in una serata speciale, alla presenza della regista. Pellicola versione Venezia, tra l’altro, in lingua originale inglese, non doppiata, con i sottotitoli, persino con la traduzione dei testi delle canzoni.

La speranza del cinema italiano contemporaneo è donna, verrebbe da dire, perché la Nicchiarelli (1975) ha due lungometraggi interessanti alle spalle: Cosmonauta (1999) e La scoperta dell’alba (2013), pure se con Nico, 1988 tocca livelli artistici difficili da eguagliare. A Venezia abbiamo visto anche l’ottimo film di Anne-Riitta Ciccone (1967), altra donna di talento del cinema italiano, pure lei una conferma (L’amore di Marja, Il prossimo tuo…), alle prese con uno straordinario Tre D d’autore come I’ M-Infinita come lo spazio.

Occupiamoci di Nico, 1988. La pellicola racconta gli ultimi due anni di vita di Christa Päffgen, in arte Nico, icona pop, ex modella, musa di Lou Reed, che vive un grande successo con le Velvet Underground, prima di diventare – la definizione è di Andy Wharol – una cicciona drogata. Susanna Nicchiarelli, cerca di far capire che il vero periodo artistico di Nico è quello successivo, quando porta in giro le sue canzoni, grazie a un manager innamorato di lei e della sua musica. La regista non è interessata a Nico come star e icona pop, non vuole fare cinema biografico all’americana, ma narra la vita dell’artista per raccontare il dramma di una donna che ha toccato l’apice del successo per precipitare nel baratro dell’indifferenza, rendendosi conto che in entrambi c’è il vuoto.

Nicchiarelli – autrice di soggetto e sceneggiatura – narra per flashback e in presa diretta il rapporto complesso tra madre e figlio, la separazione forzata perché giudicata dalla legge una madre snaturata, incapace di crescere un bambino. Ricostruisce un rapporto difficile, racconta per immagini evocative e drammatiche come Nico sia stata capace di riprendersi l’affetto più grande, cercando di ricucire una relazione perduta, aiutando un figlio caduto nel tunnel oscuro di droga e depressione. Alcuni inserti d’epoca rendono verosimile la costruzione narrativa che segue la vita di Nico senza inventare molto, con le canzoni rielaborate come cover dai Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo e cantate da una straordinaria attrice (Trine Dyrholm), vera mattatrice del film. Un viaggio nella musica rock degli anni Ottanta, una pellicola on the road che segue le tappe dell’ultima tournée di Nico, tra Parigi, Norimberga, Praga, Manchester e Anzio, arricchita da sequenze simboliche che ricordano il bombardamento su Berlino.

Racconto circolare, proustiano, con la bicicletta inquadrata all’inizio e alla fine della storia per sottolineare la morte di Nico, avvenuta a soli 49 anni, a Ibiza, per ictus cerebrale, mentre si trovava alla guida di una Graziella rosa. Regia impeccabile, interpretazioni teatrali, di livello altissimo, musica straordinaria – pure per me che non amo il rock – sceneggiatura senza sbavature. Resto interdetto, quando tornando a Piombino vedo che nel cinema principale della città è in programmazione il cinepanettone più stupido della storia, costruito su ritagli di vecchi cinepanettoni. Continuiamo così. Facciamoci del male.

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Regia: Susanna Nicchiarelli. Soggetto e Sceneggiatura: Susanna Nicchiarelli. Fotografia: Crystel Fournier. Montaggio: Stefano Cravero. Musiche: Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo. Scenografia: Igor Gabriel, Alessandro Vannucci. Costumi: Francesca Vecchi, Roberta Vecchi. Durata: 93’. Genere: Biografico, Drammatico. Produttori: Valérie Bournonville, Marta Donzelli, Gregorio Paonessa, Joseph Rouschop. Produttore Esecutivo: Alessio Lazzareschi. Paesi di Produzione: Italia, Belgio. Case di Produzione: Vivo Film, Rai Cinema. Distribuzione: I Wonder Pictures. Interpreti: Trine Dyrholm (Nico), John Gordon Sinclair (Richard), Anamaria Marinca (Sylvia), Sandor Funtek (Ari), Thomas Trabacchi (Domenico), Karina Fernandez (Laura), Calvin Demba (Alex), Francesco Colella (Francesco).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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