Cronache dai Palazzi

Una manovra finanziaria da 20 miliardi. Nella versione finale della legge di Bilancio approdata a Palazzo Madama, al di là delle singole misure, emergono nuove risorse per stabilizzare oltre tremila lavoratori. Prorogati inoltre, per tutto il 2018, le attuali graduatorie dei concorsi pubblici, una questione che perdura ormai da diverso tempo e che interessa ben 150 mila soggetti tra vincitori di concorso e idonei. Un’altra situazione annosa riguarda la stabilizzazione dei ricercatori precari del Cnr, per cui le ministre Fedeli e Madia hanno preannunciato che le assunzioni previste aumenteranno, da 1600 diventeranno infatti 2.170 di cui 420 saranno già realtà nel 2018. L’impegno finanziario previsto è di 50 milioni di euro per il 2019, anche se gli interessati hanno già manifestato il loro disappunto giudicando insufficiente il budget delle risorse.

Insiste sul tema del lavoro anche il presidente Sergio Mattarella che ha accolto al Quirinale i Cavalieri del Lavoro per assegnare loro le relative onorificenze. È vero che “sono migliorati i livelli occupazionali, che il mercato del lavoro suscita attese positive e la crescita del Pil supera le previsioni”, ma questa ripartenza “non ha ancora ben inciso sugli squilibri creati dalla crisi, che vanno affrontati e colmati”. Da non dimenticare, soprattutto, il dramma dei giovani: “Sono loro ad aver pagato di più il prezzo della crisi”, ha ammonito il capo dello Stato, “non dobbiamo mai smettere di chiederci come sottrarli ad un rischio di marginalità”. Nella situazione attuale, al deficit di occupazione femminile “si sovrappone una grave difficoltà all’ingresso nel mercato del lavoro”.

Il presidente Mattarella ha calcato anche la questione della fuga all’estero delle nuove generazioni, tra cui molti ricercatori. “La mobilità nello studio, nella ricerca, nel lavoro è utile ai giovani e alla società”, ha affermato Sergio Mattarella, “ma quando l’esodo è determinato da una costrizione e il rientro è reso problematico se non impossibile, allora si registra un danno pesante cui è necessario porre rimedio”. A questo punto è stato doveroso un richiamo alla responsabilità rivolto al mondo politico, in quanto “creare lavoro è una priorità a tutti i livelli di governo, rafforzandone i presupposti e le condizioni normative, fiscali e sociali”. Ma produrre lavoro è anche compito del mondo dell’impresa, “di cui non si è ridotto il valore sociale”. In sostanza occorre perseguire uno “sviluppo sostenibile” attraverso “una crescita che include e rafforza la coesione della comunità, e riduce le disuguaglianze”. Occorre “non aver paura di innovare, misurarci con nuove sfide, entrare in nuovi mercati, creare nuove connessioni”: è questa, in definitiva, l’esortazione più forte rivolta agli imprenditori dal presidente della Repubblica.

Una misura assolutamente nuova che nasce con la legge di Bilancio per il 2018 è il fondo per il sostegno dei cosiddetti caregiver, mariti, mogli, genitori, figli, in pratica parenti fino al terzo grado che si prendono cura di familiari malati o comunque non autosufficienti. Per i caregiver è stato stanziato un fondo di 60 milioni di euro distribuiti tra 2018, 2019 e 2020 e un decreto attuativo del ministero del Lavoro, da emanare in tre mesi, ne definirà le condizioni di utilizzo.

Tra le questioni rilevanti c’è anche il superticket sanitario (che si aggiungerebbe a quelli già previsti dalle diverse Regioni) per analisi e visite specialistiche. La primitiva iniziativa del governo era di ridurlo ma per ora sono stati stanziati 60 milioni l’anno che rappresentano solo una parte delle risorse finanziarie necessarie. L’obiettivo finale è rendere esenti categorie specifiche come i minori e i cittadini con un reddito basso. Ed inoltre la web tax, in pratica un’imposta del 6 per cento sui ricavi, per le società di servizi digitali che non scelgono una stabile organizzazione in Italia. In sostanza le aziende italiane dovrebbero essere preservate dal pagamento di un simile tributo. Eventuali modifiche a proposito di web tax non sono comunque escluse alla Camera, soprattutto per quanto riguarda le diverse modalità di applicazione della misura.

Torna in auge anche il tema delle pensioni e quindi l’uscita dal mondo del lavoro a 67 anni, mentre un emendamento ad hoc ha siglato l’intesa tra governo e sindacati, per cui sono previste circa 14.800 deroghe per i lavoratori di 15 categorie che non saranno sottoposte all’adeguamento dei requisiti pensionistici collegato all’aumento della speranza di vita. Un eventuale allargamento dello strumento dell’Ape sociale, invece, non è ancora stato definito perché prima è necessario quantificare l’esatta entità delle risorse.

Tra le misure presenti nel decreto fiscale approvato dal Parlamento vi è inoltre “l’equo compenso” per tutti i professionisti, e non più solo per gli avvocati. Nonostante un parere contrario (ma non vincolante) dell’Antitrust, il cui timore è una eventuale restrizione della concorrenza, con un voto bipartisan il Parlamento ha varato la norma secondo la quale “le clausole contrattuali tra i professionisti e alcune categorie di clienti, che fissino un compenso a livello inferiore rispetto ai valori stabiliti in parametri individuati da decreti ministeriali, sono da considerarsi vessatorie e quindi nulle”. Sintetizzata anche la misura che definisce la “rottamazione bis” delle cartelle esattoriali di Equitalia. I debiti fiscali potranno essere regolamentati senza dover pagare sanzioni e interessi anche per quanto riguarda le cartelle emesse nel 2017, e riammettendo coloro che erano stati esclusi dalla prima rottamazione. I nuovi debiti dovranno essere saldati entro febbraio 2019, in un massimo di cinque rate, e la richiesta di regolarizzazione deve essere inoltrata entro il prossimo 15 maggio. Coloro che hanno già aderito dovranno pagare invece solo altre tre rate: la prima entro il 7 dicembre di quest’anno e le altre due nel corso del 2018.

Le bollette di cellulari, pay tv e Internet tornano infine ad essere mensili, stop quindi alla fatturazione ogni 28 giorni. Il periodo mensile diventa quindi lo “standard minimo” dei contratti e gli operatori hanno 120 giorni di tempo per adeguarsi alle nuove norme. In caso di violazione, per i clienti è previsto un rimborso simbolo di 50 euro, maggiorato di un euro per ogni giorno successivo alla scadenza del termine imposta dell’Agcom.

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