La sinistra nel suo labirinto

Negli ultimi tempi, si sono moltiplicati gli accorati appelli dei padri nobili della sinistra, da Pisapia a Veltroni, da Napolitano a Prodi, per ritrovare l’unità della sinistra. Veltroni, in particolare, ha rivolto un appello molto emotivo a Renzi “perché unisca”, ma ha allo stesso tempo deplorato l’odio di una parte della sinistra radicale verso il Segretario del PD. Ma il punto è proprio questo: ciò che anima i vari Bersani e D’Alema è solo rancore, rancore puro, incontrollabile e, temo, irreversibile. Questa gente preferisce veder vincere la destra (o magari Grillo), piuttosto che l’odiato Matteo. È lui il vero nemico, il bersaglio da abbattere, il resto conta poco o niente, questa gente è disposta a una lunga traversata nel deserto (che goduria, poter ritornare al ruolo di oppositori di Berlusconi!), pur di vedere Renzi nella polvere e magari di riprendersi il dominio della sinistra, che per tanto tempo hanno controllata (e portata a molteplici sconfitte).

L’unità è dunque un miraggio sempre più elusivo. La questione della leadership non è secondaria, checché ne dica Renzi, è centrale. Bersani ha proposto Grasso, il che è una monumentale stupidaggine, qualcuno parla di Gentiloni, ma mi appare difficile che Renzi si faccia da parte. E comunque sia, credo che la sinistra abbia perso il treno. Renzi probabilmente riuscirà a recuperare qualche spezzone della diaspora (ma a che prezzo?), però la parte estrema, i crociati del MDP, resteranno fuori. Pesano poco, anzi pochissimo, in termini elettorali ma, specie nei collegi uninominali, possono essere importanti se non decisivi.

Insomma, la sinistra è in un labirinto da cui non vedo come possa uscire.  Labirinto, però, non solo di rancori personali, ma anche di inanità programmatica. I nobili appelli di Pisapia, Veltroni e Prodi mostrano molto chiaramente che neppure la parte sana della sinistra ha capito nulla, che la sua capacità di raccordo con l’anima profonda della società si è smarrita. Gira e gira, quali sono le bandiere di questi idealisti? Lo jus soli e il biotestamento. Cause magari rispettabilissime, ma che sono agli ultimi gradini nelle preoccupazioni degli italiani, concentrate sulla sicurezza, l’identità culturale, l’avvenire dei figli. Ma questi simpatici idealisti continuano a ripetere i loro mantra, ad agitare bandiere che ben pochi seguono o neppure comprendono. E non si accorgono che la capacità di interpretare le preoccupazioni popolari, l’aria del tempo, è oggi in mano alla destra, purtroppo non solo a quella moderata, liberale ed europeista di FI, ma a quella forcaiola dei picchiatori di Ostia e dintorni.

Veltroni ha detto una cosa molto vera: se la sinistra non offre un’alternativa convincente alla gran massa di moderati riformisti del Paese, spingerà una parte del suo stesso popolo nelle braccia di Grillo. Ma l’alternativa significa poter dire chiaramente alla gente: siamo capaci di coniugare solidarietà sociale e sicurezza, facciamo nostra la difesa dei diritti umani, ma capiamo che va messo un limite all’immigrazione senza controlli e va esercitata una sorveglianza attentissima sul territorio. Siamo decisissimi a restare in Europa, ma a migliorarla dal profondo.  Ma se queste cose le dicesse Renzi (o Minniti) si alzerebbe subito il grido: “rincorrete la destra”. Perché nella sinistra anche benpensante circola un gravissimo errore: per vincere non bisogna guardare al centro, dove sono i voti, ma a sinistra, sempre più a sinistra, dove i voti non ci sono più.

Questi solenni appelli, questi angosciati avvertimenti (Prodi ha parlato addirittura di un’Italia al bordo del baratro) hanno purtroppo un sapore di previsione. Con le sue risse, la sinistra si sta autoescludendo dal gioco che, come in Sicilia, finirà in una partita Centro-Destra/5 Stelle, nella quale dovremo tutti, come il mitico Montanelli al tempo della DC, turarci il naso e riprenderci nientedimeno che Berlusconi.

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