Legge Elettorale, chi ci perde e chi ci guadagna

Ci risiamo. La Legge elettorale, dopo aver superato la prova in Commissione, passa ora al vaglio dell’Aula della Camera.  Come fu per il cosiddetto “Tedeschellum”, il Rosatellum 2.0 dovrà superare lo scoglio delle votazioni segrete che rischiano di far saltare nuovamente l’accordo tra PD, Lega e Forza Italia.

Il nuovo testo prevede una quota di eletti con metodo maggioritario di circa il 37% all’interno di 225 collegi uninominali, la restante parte verrà eletta con metodo proporzionale in liste circoscrizionali. Ma la grande novità di questo testo è il superamento del concetto di liste con le quote maggioritarie ricalibrate sulle coalizioni.

Questo correttivo, voluto fortemente dal centrodestra che, sondaggi alla mano, risulta la prima forza del Paese, mette però in seria difficoltà il PD e crea insidiosi pericoli a “geografia” variabile anche alla stessa Forza Italia.

Che Berlusconi volesse puntare su un proporzionale puro lo si è ormai capito da tempo, ma è evidente che nelle condizioni attuali le modifiche all’attuale testo risultano il male minore. Il partito azzurro, correndo in coalizione, risentirà tantissimo della presa leghista al nord e dovrà cedere molti collegi agli alleati padani che, dal canto loro, faranno fatica ad affermarsi al Sud.

Discorso simile vale anche per il Partito Democratico. Molti parlamentari uscenti potrebbero finire nelle fila dei franchi tiratori perché la propria riconferma sarebbe estremamente a rischio specialmente al nord, dove il recupero del centrodestra negli ultimi anni (unito alla forza dei governi regionali di centrodestra) produrrà quasi certamente effetti negativi sui risultati elettorali del partito guidato da Matteo Renzi.

È forse proprio per colpa del necessario compromesso che dalle parti di via del Nazareno cominciano a guardare favorevolmente la creazione di una coalizione con il nuovo movimento di Giuliano Pisapia che ha mostrato chiari segni di apertura nei confronti di Renzi (anche forse per obbligata necessità) promuovendo già una campagna contro gli ex PD Bersani e D’Alema.

Insomma, sembrerebbe che da questo accordo l’unico a guadagnarci potrebbe essere Salvini. Se l’impianto dovesse rimanere come impostato in Commissione e nessun deputato, protetto dal voto segreto, dovesse mostrarsi contrario al testo, nel giro di poche settimane potremmo avere finalmente un sistema elettorale uniformato, ma che allo stesso tempo, a causa delle difformità territoriali, potrebbe non consegnare una maggioranza univoca capace di concedere la fiducia ad un Governo.

E proprio in questo strettissimo spazio che potrebbero inserirsi gli accordi tra i due ex premier, Berlusconi e Renzi, per dare vita ad un Governo di Larghe intese che tagli fuori gli estremisti da possibili alleanze, lanciando sia un segnale positivo ad una Europa che tiene sotto lente d’ingrandimento il nostro Paese, sia tranquillizzando i mercati finanziari per evitare bolle speculative a danno dell’Italia.

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