Cronache dai Palazzi

Si torna a parlare di legge elettorale, in particolare di Rosatellum, sul quale sembra esserci un accordo pronto nella forma, a proposito del testo e del timing parlamentare. Il voto a Montecitorio è previsto tra il 9 e il 12 ottobre, circa una settimana prima che inizi al Senato l’esame della legge di Bilancio, con il rischio quindi di sovrapporre due temi importanti.

Il Rosatellum potrebbe percorrere la strada delle larghe intese ma l’accordo stipulato tra i capigruppo di Pd (Rosato), Forza Italia (Brunetta), della Lega (Giorgetti) e di Ap (Lupi) deve tenere conto dell’opposizione dei Cinque Stelle e di Mdp, oltreché della Meloni.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sarebbe a sua volta disposto a concedere le elezioni in marzo solo in presenza di una nuova legge elettorale, quindi questa per il Parlamento sarebbe in pratica “l’ultima chance”, come ha fatto sapere il segretario del Pd, Matteo Renzi, a Berlusconi a proposito di un eventuale rilancio in corso d’opera del proporzionale “tedesco”. “Se il Parlamento bocciasse questo nuovo testo ci terremmo il doppio Consultellum”, ha dichiarato Renzi.

Il Rosatellum consentirebbe ai forzisti, tra l’altro, di correre in coalizione senza doversi necessariamente vincolare alla Lega fin dall’inizio della corsa con il listone unico, schivato, quest’ultimo, anche dal leader del Carroccio, Matteo Salvini. La Lega infatti non disprezza il Rosatellum, un misto di maggioritario e proporzionale. Qualora il Rosatellum venisse approvato dalla Camera dei Deputati si cercherà di portarlo subito a Palazzo Madama ma a quel punto i numeri sarebbero più risicati, e dietro il meccanismo delle coalizioni si cercherebbe di far venire fuori le larghe intese. Il Rosatellum non prevede un premio di maggioranza ed è in sostanza un sistema misto  con il 37% dei seggi assegnati in collegi uninominali e il 63% con metodo proporzionale. Secondo Pier Luigi Bersani il Rosatellum incoraggerebbe “il trasformismo”, mentre per il pentastellato Luigi Di Maio si tratta di una legge contro il Movimento dei grillini. Il testo del Rosatellum è ora in commissione e aspetta di essere varato.

Secondo Massimo D’Alema la nuova legge elettorale è comunque “un pasticcio…che consegna il Paese alla destra”, ed aggiunge: “Pur di fare del male a noi il Pd produce del male anche a se stesso”. Parole dure che lasciano intravedere dei soffocanti malumori all’interno dell’area di centrosinistra, con Mdp pronto a staccare la spina al governo qualora passasse il nuovo testo (Rosatellum) della riforma di voto. Nel frattempo dalla festa dell’Unità di Imola Massimo D’Alema fa sapere di essersi comunque “stufato di fare la parte del cattivo e annuncia che “entro novembre” il suo movimento avrà un nuovo nome e un nuovo simbolo, e si presenterà alle elezioni politiche come “una nuova forza politica che non sia soltanto un cartello di sigle”. E poi basta con “i litigi e i pettegolezzi inutili”, ha ammonito D’Alema, che comunque puntualizza: “Oggi non ci sono le condizioni per un’alleanza con il Pd”.

La frammentazione va comunque evitata, è inutile l’affollamento di liste e di gruppi “che litigano attorno al baratro del 3%”, avverte l’ex premier, in quanto se si crea “distacco e disgusto si rischia seriamente un Parlamento nel quale la sinistra non ha voce”. Massimo D’Alema ipotizza inoltre una sconfitta dei dem in Sicilia e contesta l’attuale amministrazione del Pd, al quale D’Alema contesta di essere sempre più “un partito personale”.

Nel frattempo il premier Paolo Gentiloni ha debuttato all’Assemblea generale (la 72esima) delle Nazioni Unite dove ha parlato anche della questione libica: “La stabilizzazione è una priorità da raggiungere con un dialogo inclusivo, respingendo qualunque ipotesi di soluzione militare”. Il premier Gentiloni ha inoltre ribadito che “in quel Paese le elezioni politiche rimangono il primo obiettivo” anche se “velocizzazione il processo elettorale senza il raggiungimento di una corretta riconciliazione nazionale, un completo cessate il fuoco, potrebbe essere controproducente”. In definitiva, Paolo Gentiloni ha chiesto ai vertici dell’Onu di intervenire nella questione africana per avviare “un processo di pace” e per “migliorare le condizioni dei migranti in quel Paese”.

Le autorità libiche ribadiscono a chiare lettere di non accettare “interferenze straniere negli affari interni” del loro Paese e l’Onu, a sua volta, chiede alla Libia di garantire le condizioni di sicurezza essenziali e un’assistenza di base, pur semplice, anche solo per strutturare dei campi di accoglienza. Tuttavia occorrerà separare due tipi di strutture, quelle dove fermare i migranti prima del rimpatrio e quelle dedicate ai richiedenti asilo.

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