Poliziotto robot a Dubai

Un robot “Reem” è stato consegnato a Dubai, la cui Polizia diventa la prima al mondo ad integrare nei suoi ranghi un automa umanoide.

Si chiama “Reem”, non “Robocop”. Il primo robot umanoide a raggiungere le fila delle forze dell’ordine non ha la vocazione di cacciare o redarguire criminali, come il famoso predecessore nato a Hollywood alla fine degli anni ’80. Presentato un paio di mesi fa dalla polizia di Dubai, Reem presenta un profilo molto più amichevole e servile. I suoi primi compiti saranno quelli di aiutare cittadini e turisti nei centri commerciali e nei principali siti turistici dell’Emirato. Reem, nato nella società spagnola Pal Robotics, pesa 100 chili per 1m 70 di altezza e si muove ad una velocità di 3,5 km/h grazie a delle rotelle. Porta lo stesso berretto d’ordinanza dei suoi colleghi in carne ed ossa.

Dotato di un touch screen integrato nel petto, è una sorta di poliziotto di quartiere che ha il compito di orientare i turisti persi tra i meandri dei centri commerciali e fornire loro a voce, in arabo o in inglese, informazioni di base come l’indirizzo di luoghi di interesse o di servizi pubblici. Da bravo rappresentante delle forze dell’ordine, può anche raccogliere la segnalazione di crimini o delitti. E’ anche possibile pagargli direttamente alcune multe. Queste sono le principali funzioni del poliziotto tutto bulloni e algoritmi che, nella sua versione base, costa 185.000 euro.

Ma Reem può fare molto di più e… costare ancor più caro. E’ una piattaforma completamente personalizzabile. La polizia di Dubai potrà aggiungervi tutte le funzioni che vorrà. Da parte loro, le forze dell’ordine hanno fatto sapere che la cosa che più era loro utile al momento erano i sensori video e audio di cui Reem è dotato. In teoria, la videocamera integrata nel robot può permettere loro di filmare e fotografare i passanti, trasmettere i fotogrammi alla polizia collegata in rete, che può a sua volta confrontarli ai database nei quali sono schedati criminali più o meno pericolosi. Elisa Alston, portavoce della Pal Robotics, ha confermato che il robot “ha un software di riconoscimento facciale e vocale”, ma si è rifiutata di precisare quale uso ne avrebbero fatto a Dubai.

La Alston ha anche assicurato che la Pal Robotics non aveva nessuna intenzione di far si che Reem diventasse un vero Robocop o un servitore devoto alla “Grande Fratello”. La compagnia ha severe regole etiche che non gli permettono di accettare, per esempio, un contratto con fini militari. Così come si rifiuta di armare in qualsiasi modo il robot. Quando fu creato nel 2011, Reem non era stato pensato per andare a rafforzare le forze dell’ordine. Altri clienti della Pal Robotics lo utilizzavano per fini molto più civili. La banca australiana Commonwealth Bank, per esempio, cerca con Reem di capire quale tipo di servizi bancari (erogazione di denaro, deposito di assegni, informazioni sul conto) i robot potranno fornire ai clienti in un prossimo futuro. Ma Dubai ha grandi progetti per i robot “poliziotti”.

Abdullah Bin Sutan, direttore della Future Shaping Center (Centro di ricerca per il futuro) della polizia di Dubai, ha fatto sapere che entro il 2030 vorrebbero che i robot coprissero il 25% dei loro effettivi. L’Emirato spera che Reem – o robot di altra provenienza –  possano rapidamente svolgere la maggior parte dei compiti che svolge un poliziotto  in un commissariato, soprattutto per le accettazioni. L’idea delle autorità locali è quella di distribuire i veri poliziotti nelle zone dove sono più utili. In poche parole: ai robot le scartoffie, agli umani l’azione. Dubai non esclude di lasciare alcuni compiti sul terreno anche ai robot, senza però fornir loro le armi. L’obbiettivo finale è di avere un robot completamente operativo che possa lavorare come un ufficiale in carne ed ossa, come ha detto in un’intervista alla CNN il direttore del dipartimento dei servizi collegati alla polizia di Dubai, Khalid Nasser Alrazooqi . Pur riconoscendo i limiti tecnologici che rendono un roboto molto meno efficiente di un poliziotto umano. Uno di questi è la mancanza di agilità che li rende, attualmente, impossibilitati a qualsiasi inseguimento.

L’Emirato non è l’unico Paese al mondo ad affidare ad un robot i compiti tradizionalmente svolti dalle forze dell’ordine. All’inizio di quest’anno, in Giappone è stato programmato un robot “sceriffo” al quale è stato affidato il compito di seguire i criminali, lasciando però al vero poliziotto l’arresto vero e proprio. Nel settembre del 2016, un robot sminatore è stato utilizzato negli Stati Uniti per disarmare un sospetto durante uno scontro con la polizia californiana. Sembra sia cominciata una progressiva robotizzazione della polizia. Un fenomeno che solleva  però  problemi che sono sia di carattere morale (dove porre la linea rossa che definisce ciò che un robot poliziotto ha il diritto di fare?) che legale. In effetti, quando poliziotti umani commettono degli “errori”, possono essere puniti dalla legge, ma come sanzionare un robot che causa danni “involontari”? E’ una delle domande che si è giustamente posta Crissie Lightfoot, creatrice di Lisa, un robot avvocato.

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