Italia delle Regioni

Nel corso dell’audizione dei Sindaci dell’Anci, svolta ai primi di luglio alla Commissione Bilancio del Senato della Repubblica nel corso della discussione sulla legge di conversione del decreto-legge 20 giugno 2017 n. 91 (recante «Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno» è emerso come  gli investimenti siano una delle principali priorità del Mezzogiorno, con alcune priorità di intervento. Naturalmente, secondo Anci, le politiche di coesione, di derivazione comunitaria, rappresentano un bacino importante di risorse per consentire una maggiore concentrazione territoriale degli interventi di sviluppo e rafforzare le esternalità positive. Si ritiene necessario perciò che nel Mezzogiorno si migliori la capacità di assorbimento di queste risorse e che tutta la filiera istituzionale della programmazione e della gestione sappia assicurare velocità ed efficacia alla spesa aggiuntiva di questi fondi (strutturali).

Il sistema dei Comuni italiani, per volumi di investimenti attivati, sono i secondi beneficiari delle risorse della coesione, dopo il sistema delle imprese.  La capacità di progettazione e di attuazione dei Comuni è dunque dirimente ai fini del perseguimento degli obiettivi di sviluppo della coesione.

Le politiche di coesione, che rappresentano secondo Banca d’Italia però meno del 5% della spesa pubblica che affluisce nel Mezzogiorno, non possono tuttavia sostituire il buon funzionamento dell’amministrazione pubblica né assicurare efficacia alle politiche ordinarie. Non è la politica di coesione la via maestra per chiudere il divario tra Mezzogiorno e Centro- Nord. È importante, ma non basta. Occorre invece dirigere l’impegno soprattutto sulle politiche generali, che hanno obiettivi riferiti a tutto il Paese e che dovranno concentrarsi sulle condizioni ambientali che rendono la loro applicazione nel Mezzogiorno più difficile o meno efficace.

Da questo punto di vista, il Mezzogiorno non deve essere considerato come un’area omogenea. Insieme alle molte situazioni di difficoltà e ritardo, esiste una presenza significativa di comuni e sistemi locali che riescono a specializzarsi in attività tecnologiche-innovative, dell’agro-industria, del turismo culturale che fanno di quei territori eccellenze a livello mondiali.

Il focus dell’intervento nel Mezzogiorno dovrà dunque essere spostato dalla domanda di sempre maggiori risorse aggiuntive per colmare deficit di servizi o di infrastrutture rispetto al centro-nord (domanda che comunque dovrà continuare a rimanere sostenuta in costanza di divario), alla richiesta d’impegno affinché le politiche ordinarie possano assicurare un medesimo livello qualitativo di servizi (su salute, istruzione, giustizia, mobilità, ricerca, innovazione, digitale, ecc.) in tutto il territorio nazionale, a beneficio di tutti ed in attuazione del principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione.

L’attenzione dovrà inoltre concentrarsi sulla situazione particolare della finanza locale nei Comuni del Mezzogiorno, sulle loro condizioni organizzative e di funzionamento e sulle misure necessarie per realizzare in tempi certi gli investimenti necessari per stimolare la crescita e l’occupazione.

In questa logica, è necessario che diventi operativo il principio di riequilibrio territoriale previsto nell’articolo 7-bis della legge 27 febbraio 2017 n. 18. Le principali richieste dell’associazione dei comuni italiani, entrando nel merito del provvedimento in discussione, Anci ha espresso innanzi tutto apprezzamento per l’obiettivo del Governo contenuto nelle misure previste.

Ha poi avanzato alcune prime proposte e misure finalizzate a valorizzare la centralità dei Comuni nelle politiche di investimento e ad assicurare continuità ad alcuni programmi di intervento già in essere o solo avviati. In particolare, per sostenere gli investimenti di riqualificazione urbana delle città meridionali, è stato richiesto prioritariamente l’avvio dei progetti ammessi a finanziamento del «Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate», di cui ai commi 432-434 della legge 23 dicembre 2014 n. 190. Dall’istruttoria svolta dal Comitato di valutazione dei progetti, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, risulta che degli 870 progetti presentati da altrettanti comuni ne sono risultati ammissibili a finanziamento circa 451, per un fabbisogno che supera di più di tre volte la dotazione iniziale del fondo, fissata a circa 200 milioni di euro. La dotazione in questione, per effetto di successivi interventi, risulta ad oggi ridotta a circa 78,5 Milioni di euro e non è in grado di coprire il fabbisogno.

La richiesta di incremento del Fondo intende in effetti assicurare copertura e complementarietà di effetti a tutti gli interventi che lo Stato, nell’ambito di una strategia unitaria, ha promosso a partire dal 2015 per sostenere la riqualificazione delle aree degradate e le periferie urbane in gran parte di città piccole, medie e metropolitane del Paese, con particolare attenzione a quelle del Mezzogiorno.

Altra proposta avanzata dall’Anci riguarda il rifinanziamento del programma «PAC servizi di cura all’infanzia e agli anziani non-autosufficienza», necessario per non interrompere servizi fondamentali per le comunità interessate. Il programma in oggetto, negli anni della sua attuazione, ha consentito nei Comuni in cui è intervenuto che venissero assicurati servizi fondamentali per la cittadinanza, in linea con gli obiettivi del piano nazionale di riforma in materia di welfare, inclusione sociale e contrasto alla povertà.

Tale programma si concluderà il 30 giugno 2018; è vero che si registrano ritardi in alcuni Comuni, ma molte amministrazioni locali, per effetto delle regole di rendicontazione della spesa in riparti e per ambiti sociali di zona, già oggi hanno esaurito le risorse per dare continuità agli interventi avviati. Le difficoltà di bilancio causate dalla profonda crisi che ha colpito il Paese e che persistono in molte amministrazioni locali del Mezzogiorno (e non solo), con la chiusura del programma, se non si interviene per dare continuità all’intervento, rischiano di interrompere l’erogazione di questi fondamentali servizi, causando un vulnus grave nel godimento dei diritti sociali costituzionalmente garantiti di ampie fette di popolazione.

Fra le altre proposte avanzate da Anci vi sono: l’istituzione di un fondo rotativo per la progettazione, dedicato alla velocizzazione degli interventi co-finanziamento dalla politica di coesione; una migliore finalizzazione della previsione di forme di assistenza tecnico-amministrativa per i Comuni, attraverso un piano concertato e l’individuazione di un soggetto attuatore pubblico e, infine, l’allargamento a tutte le regioni del Mezzogiorno delle Zone Economiche Speciali.

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