Cronache dai Palazzi

Il disegno di legge sulla concorrenza ha raggiunto il traguardo. Dopo 894 giorni dal via libera in Consiglio dei Ministri il governo ha incassato la fiducia. Il provvedimento, dunque, dopo l’approvazione a Palazzo Madama con 146 voti favorevoli, 113 contrari e nessun astenuto, si è trasformato in legge.

Un lungo percorso parlamentare durato circa trenta mesi, raccogliendo segnalazioni dell’Antitrust e disciplinando settori come telecomunicazioni, assicurazioni, servizi postali, farmacie, professioni e trasporti, al termine del quale percorso è stata approvata “per la prima volta in Italia la Legge annuale per il Mercato e la Concorrenza. L’adozione di una legge annuale per la concorrenza è stata impostata dall’articolo 47 della legge 23 luglio 2009, numero 99, per cui l’obiettivo era rimodulare il testo ogni dodici mesi, rimuovendo di volta in volta i diversi ostacoli al libero funzionamento del mercato, ovviamente seguendo le indicazioni specifiche dell’Autorità garante. L’iter parlamentare del ddl sulla Concorrenza approvato di recente aveva in realtà avuto inizio nel 2015.

“È un importante segnale di serietà per il Paese”, ha sottolineato il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, il quale nei mesi scorsi ha rimarcato più volte gli ostacoli che hanno rallentato l’approvazione della legge. Dopo un primo e breve iter a Montecitorio il disegno di legge sulla Concorrenza aveva in effetti imboccato una strada chiusa a Palazzo Madama dove è stato rispolverato nel mese di maggio di quest’anno. Dal Senato è poi tornato alla Camera per subire delle modifiche, e infine il necessario ritorno a Palazzo Madama dove il rischio di ulteriori ritocchi ha convinto il governo a porre la fiducia. In questo contesto il ministro Calenda ha spiegato che il ministero dello Sviluppo Economico strutturerà “nei tempi più brevi possibili i decreti attuativi per la piena efficacia della legge”.

“Impegno mantenuto per governo e maggioranza”, è stato il commento del premier Paolo Gentiloni su twitter, anche se non sono mancate le critiche provenienti da più parti a proposito dei contenuti del testo. Il voto di fiducia dell’esecutivo ha sicuramente evitato ogni forma di intervento dell’Aula del Senato su emendamenti non proprio graditi come quelli riguardanti assicurazioni e energia. Non a caso il non voto da parte dell’Aula e il via libera da parte del governo hanno scatenato critiche dure come quella che ha definito il testo del ddl “uno strumento per favorire o salvaguardare alcune grandi aziende come Enel, Generali, Unipol, Walgreens Boots Alliance e Big Pharma”.

Dal versante delle associazioni dei consumatori, il Codacons ha messo in evidenza che nel 2019 la fine del mercato tutelato nel settore dell’energia provocherà un aumento dei costi per le famiglie. Dal 1° luglio 2019, in pratica, non sarà più necessaria una definizione amministrativa delle tariffe dell’energia elettrica nella vendita, e la relativa disciplina verrà abrogata. La liberalizzazione del mercato dell’energia è iniziata nel ’99 con il “decreto Bersani”. Sulla stessa lunghezza d’onda di Codacons anche Federconsumatori, Adusbef e Unione nazionale consumatori che denunciano la generale assenza di competitività e convenienza nel mercato delle tariffe elettriche.

Anche i notai sembrano non aver accolto in maniera favorevole l’aumento del numero dei professionisti all’interno della categoria, dato che il numero dei notai salirà a uno ogni 5 mila abitanti mentre attualmente sono uno ogni 7 mila. Società di persone, di capitali e di cooperative iscritte in un’apposita sezione speciale dell’albo potranno invece favorire l’esercizio della professione forense. Nel contempo non è passata la possibilità di avviare una srl semplice senza ricorrere al notaio.

Il ddl sulla Concorrenza definisce inoltre sconti per quanto riguarda le polizze auto (soprattutto nelle città dove sono  più care) come per gli automobilisti “virtuosi”, ossia coloro che da almeno quattro anni non hanno causato incidenti, e per chi installerà la scatola nera. A proposito di quest’ultima un decreto del governo definirà entro la fine dell’anno modalità e procedure per quanto riguarda l’obbligo di installazione. Le polizze in scadenza si rinnoveranno invece tacitamente per quanto riguarda il ramo danni.

Tra i provvedimenti che incideranno sulla vita quotidiana dei cittadini ci sono anche quelli relativi alle farmacie e alla parafarmacie. Le prime potranno allungare i propri orari di apertura al pubblico dopo averlo comunicato alla clientela e alla Asl di appartenenza. Mentre non è passata la richiesta delle parafarmacie e della grande distribuzione di vendere farmaci non mutuabili ma con obbligo di ricetta, i quali farmaci si dovranno acquistare sempre e solo in farmacia. Nello stesso settore le società di capitali potranno gestire una farmacia privata ma non potranno acquistarne più del 20 per cento in ambito regionale.

Nuove regole anche per il trasporto pubblico locale, per cui ad esempio da gennaio i biglietti elettronici sugli autobus non rappresenteranno più un’eccezione. L’esecutivo dovrà inoltre varare un decreto legislativo entro l’anno per quanto riguarda la revisione della disciplina nel settore degli autoservizi pubblici non di linea, taxi e NCC, adeguando l’offerta di servizi alle nuove forme di mobilità attraverso web e app. La normativa includerà anche i mototaxi.

Nel settore alberghiero al bando il “parity rate” con la norma denominata “Booking”, come in Francia e in Germania. Gli albergatori potranno in sostanza praticare alla clientela prezzi più bassi rispetto a quelli pubblicizzati dai soggetti mediatori, ossia le piattaforme digitali che esercitano per l’appunto il servizio di booking.

Nel campo dei servizi di telefonia (anche la telefonia mobile) e tv la legge sulla concorrenza elimina diversi limiti per quanto riguarda il cambio di gestore. L’operazione di recesso potrà essere effettuata anche in via telematica e i clienti dovranno essere preventivamente informati sulle spese da affrontare. Il vincolo non potrà per di più superare i 24 mesi.

Il governo è infine impegnato nella definizione di una misura non ancora inclusa nel testo di legge – bensì per ora semplicemente passata con un ordine del giorno alla Camera – per quanto riguarda la regolamentazione dell’attività di “web influencer”. L’obiettivo è definire dei limiti a proposito di pubblicità ingannevole o occulta eventualmente visibile sui profili social di personaggi noti e trend setter. I consumatori devono in pratica poter distinguere i contenuti autentici di eventuali sponsorizzazioni inclusi in un post su Facebook o su Instagram.

Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan ha escluso infine il taglio dell’Irpef. “Ci sono strumenti che possono essere usati adesso e altri più avanti. Bisogna fare i conti con le risorse – ha spiegato Padoan -, che ora non consentirebbero un taglio permanente e di impatto significativo”. In sostanza la prossima manovra di bilancio non potrà sostenere una riduzione dell’Irpef in quanto le risorse “sono molto limitate” e “vanno concentrate su alcuni obiettivi prioritari”. Durante un’intervista a Sky Tg24, Pier Carlo Padoan ha ricordato inoltre che “ci sono vincoli di bilancio e impegni presi in Europa”, anche se sarà garantita una certa continuità per quanto riguarda la politica di bilancio – e quindi i tagli di alcune imposte – oltreché diverse misure a sostegno della crescita che dovranno comunque essere selettive. “Poche priorità” per “poche risorse”, ha dichiarato Padoan. Tra le prime necessità vi sono i nuovi sgravi “permanenti” sul costo del lavoro, in pratica gli sgravi sull’assunzione a tempo indeterminato dei giovani.

La legge elettorale tornerà infine in commissione Affari costituzionali dal 6 settembre con l’obiettivo di definire un nuovo testo base che dovrà necessariamente essere il frutto di regole condivise, prima fra tutte l’equiparazione dei sistemi di voto di Camera e Senato anche (e soprattutto) per evitare di consegnare il Paese al rischio di non avere una maggioranza in grado di governare.

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