Cronache dai Palazzi

Nessuna crisi di governo. La squadra dell’esecutivo prosegue il suo lavoro nonostante le dimissioni del ministro degli Affari regionali, Enrico Costa, dopo l’annuncio di Costa di voler tornare all’interno del fronte berlusconiano. “Non potevo più tenere i piedi in due scarpe”, ha dichiarato Costa, mentre per Angelino Alfano si è trattato di “un gesto inevitabile e tardivo”. Per il premier Paolo Gentiloni “il governo va avanti” e proseguirà fino alla fine della legislatura. “Si voterà nel 2018”, rincalza Renzi.

Nel frattempo si scatenano reazioni diverse. Per la Lega di Salvini, per Meloni di Fratelli d’Italia e per i grillini con un governo che “perde i pezzi” si dovrebbe andare a “elezioni subito”. Mentre in molti hanno apprezzato il gesto di Enrico Costa rilevandone l’ammirevole “dignità politica”.

Lo scontro all’interno della maggioranza si è consumato attorno allo ius soli, una legge caldeggiata dal Pd, approvata dalla Camera nel 2015 ed ora da Palazzo Madama. Contrari al ddl che assicura la cittadinanza agli stranieri nati in Italia centristi, forzisti, Lega e pentastellati. Il leader di Area popolare, Angelino Alfano, aveva chiesto delle modifiche ma il presidente del Consiglio Gentiloni era ormai pronto a concedere la fiducia. In questo contesto Costa aveva preannunciato le proprie dimissioni. La questione è per ora rimandata e se ne discuterà al rientro dopo la pausa estiva. Il governo ha così incassato il probabile sì di Alfano che auspica un miglioramento del testo.

Per quanto riguarda lo ius soli Matteo Renzi ha ribadito che va approvato in Senato in quanto è “un dovere della comunità” e senza Costa è più semplice. “Io sto con il presidente del Consiglio e non lo attaccherò mai – ha dichiarato il segretario dem -, lo sosterremo fino alle elezioni del 2018”.

Per quanto riguarda invece eventuali coalizioni, anche in vista delle prossime elezioni, sia a destra sia a sinistra si ragiona sul da farsi. Nell’area del centrodestra Berlusconi non apre direttamente a coloro che sembrano essere tornati all’ovile, ma auspica la formazione di un organismo in grado di allargare il perimetro della propria area. Il cosiddetto “piano Berlusconi” sembra prevedere lo svuotamento di Area popolare, indebolendo così l’area centrista che pensa di correre autonomamente alle prossime elezioni; rafforzare il peso di Forza Italia a Palazzo Madama, soprattutto guardando alla trattativa sulla legge elettorale rinviata ormai a settembre e, non per ultimo, tentare di uscire vincitori dalla prossima tornata elettorale. Una eventuale futura squadra di governo dovrebbe essere formata per metà da politici e  per metà da professionisti. L’auspicata “quarta gamba” centrista, che dovrebbe essere guidata dal dimissionario Enrico Costa, è ovviamente sostenuta dall’ambiente berlusconiano e rappresenterebbe il contenitore degli scontenti presenti oggi in maggioranza e delle diverse sigle moderate che troverebbero così una sistemazione in vista di un’eventuale alleanza con FI. Questa cosiddetta “quarta gamba” potrebbe tranquillamente superare il 3 per cento e magari coalizzarsi con Berlusconi a Montecitorio, e comunque a Palazzo Madama dove la soglia dell’8 per cento per chi non si coalizza resta abbastanza elevata. Berlusconi, nella peggiore delle ipotesi, sembra puntare ad un 14/15 per cento per far eleggere “150-200” deputati per poi poter contare appunto su eventuali alleati di mezzo, esuli. Il modello elettorale preferito dal leader forzista rimane il sistema tedesco, con un premio alla coalizione, e il suo punto fermo è che non ci sarà bisogno di indicare un candidato premier data la natura proporzionale del sistema di voto.

A sinistra Matteo Renzi non intende invece concedere alleanze a nessuno. “Io la coalizione la voglio fare con i cittadini”, ha dichiarato il segretario dem che non attacca Pisapia ma non dice si nemmeno ad Orlando e a Cuperlo. La priorità resta il programma dopo si potrà parlare di alleanze. “Le coalizioni? Vediamo quale sarà la legge elettorale, quali saranno i contenuti”, ha dichiarato Renzi che ha aggiunto: “Decidiamo di abbassare le tasse o no? Qualcuno vuole togliere gli 80 euro che vanno ai metalmeccanici? Discutiamo su tutti questi temi. Ma non è l’argomento principale. Nei prossimi sei mesi faccio una discussione su come si cambia l’Italia. La discussione sulla coalizione verrà dopo”. E ai suoi dice: “Possibile che la sinistra pensi che il problema sia Renzi e non Salvini o Grillo?”

Per quanto riguarda la legge elettorale, in particolare, i renziani invitano Forza Italia e grillini a presentare “una proposta vera”, altrimenti “la partita è chiusa” e si andrebbe a votare con il Consultellum. Un clima pre elettorale – anche perché il 2018 non è poi così lontano – a dir poco incandescente che prevede una campagna elettorale altrettanto infuocata. Per ora Renzi continua a girare l’Italia per la presentazione del suo libro e anticiperà ai primi di settembre il tour in treno  in vista del prossimo match elettorale.

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