Macron, leader europeo

Prima del Vertice europeo di Bruxelles, il Presidente francese Emmanuel Macron ha rilasciato una intervista a otto grandi testate europee. Forte del recente trionfo alle elezioni legislative, ha parlato con molta sicurezza, dicendo cose chiare e delineando idee importanti per il futuro dell’Europa.

Riferendosi a Paesi come la Polonia e l’Ungheria, pronti sempre a ricevere fondi europei ma non a rispettare le regole di solidarietà, Macron ha ammonito che l’UE “non è un supermercato” e perde credibilità se non fa rispettare le proprie regole. Ha pronosticato un avvenire di maggiore integrazione in materia economico-finanziaria, parlando anche di un “bilancio comune” della zona euro, ma ha avvertito che esso sarà possibile solo in base a un forte accordo da parte tedesca, possibile solo se la Francia effettuerà quelle riforme che Sarkozy e Hollande hanno rinviato.

Dell’Inghilterra ha parlato in modo alquanto secco, ricordando che le lancette dell’orologio ormai vanno avanti in modo irreversibile e senza possibili marce indietro, e tra due anni, con o senza accordo, la Gran Bretagna sarà fuori dell’Unione. Sottolineo questo punto, perché evidentemente Macron non si è fatto fuorviare dalle difficoltà della May (la precarietà della situazione a Londra è apparsa evidente dalla maniera in cui si è svolto il tradizionale discorso della Corona al Parlamento, in cui per la prima volta la Regina è apparsa senza ermellino e corona, in normale tailleur e cappellino – di orrido gusto – con a fianco un Principe di Galles che sembra sempre di più lo scheletro di un cane pechinese). Del resto, a Bruxelles la Gran Bretagna è apparsa più come un’imputata che altro, soprattutto per quanto riguarda lo status degli europei che vivono e lavorano in Inghilterra. Ed è sempre più chiaro a moltissimi inglesi che, in definita, la Brexit sarà un danno per l’Inghilterra, che rimarrà nell’angolo, fuori da tutto.

Il Presidente francese ha poi dichiarato che, con Trump, gli Stati Uniti sono divenuti imprevedibili e quindi gli europei devono rafforzare la propria solidarietà anche in materia di difesa e sicurezza comuni. Non è un passo da poco, se si considera che, fino ad oggi, l’autonomia della “Force de Frappe” e in generale delle FFAA francesi era per Parigi una specie di tabù. I primi risultati si sono visti nelle decisioni unanimi del Vertice, proprio in materia di difesa, ma anche di lotta al terrorismo cibernetico e ai “foreign fighters”.

Non corriamo troppo: siamo per ora di fronte a una serie di buone intenzioni dichiarate, vedremo i fatti. Ma è confortante che almeno le intenzioni siano tornate ad essere quelle giuste e penso che, scordando per un attimo le miserabili sceneggiate della politica italiana (a proposito, che squallore il mondo attorno alla Raggi e ai 5 Stelle, turpiloquio e calcoli miserabili!), un vento nuovo torni a soffiare in Europa e quindi anche per noi.

Spero proprio che in Emmanuel Macron l’Europa abbia ritrovato quel leader che, dai tempi di Adenauer, De Gasperi, Schumann e poi Mitterrand, Kohl e Delors non aveva più avuto e di cui ha, invece, come ogni grande costruzione ideale, veramente bisogno.

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