Cronache dai Palazzi

Rinvii per la legge elettorale. Un asse trasversale costituito da Cinque Stelle, Forza Italia, Ap e Mdp ha chiesto e ottenuto di rinviare l’approdo a Montecitorio del testo: non più il 29 maggio bensì il 5 giugno. L’impegno è che il sì arrivi in Aula entro giugno.

Il Partito democratico punta sul Mattarellum bis, ovvero il Rosatellum (in quanto proposto dal deputato dem Ettore Rosato, capogruppo del Pd alla Camera), metà maggioritario e metà proporzionale: 303 deputati eletti in altrettanti collegi uninominali e 303 eletti con il proporzionale, senza scorporo, con listini bloccati di quattro nomi e in 80 circoscrizioni sub regionali. Rosato propone una coalizione che si estende da Ap a Mdp, anche se Lupi di Ap ha affermato: “Siamo contro l’adozione di questo testo e la forzatura del Pd”. Anche Pier Luigi Bersani (Mdp) ha definito la proposta “l’ennesima pasticciata invenzione dell’ultima ora” del Pd. Per Rosato quella di Bersani è comunque una”valutazione condizionata dal rancore verso Renzi”. Speranza, a sua volta, ammonisce: “Renzi ha rotto il Pd”. Per i pentastellati “con questa legge il Pd si può alleare a Milano con Pisapia, con Alfano ad Agrigento e con Verdini a Firenze senza che gli elettori lo leggano sulla scheda”. Gaetano Quagliariello ha invece presentato il nuovo gruppo a Palazzo Madama, Federazione della Libertà, che si oppone “alle manovre pd sulla legge elettorale”. Si voterà martedì per adottare il nuovo testo base ma il clima non è dei migliori. Berlusconi, da parte sua, pensa che Renzi voglia farlo fuori, e rifiuta una legge studiata a tavolino con il Pd. “Vogliono colpire me e Forza Italia”, ha dichiarato il leader forzista che si definisce “stupito della forzatura del Pd” e soprattutto auspica una legge condivisa. Il governatore Toti prende invece in considerazione anche un “semi Mattarellum, un sistema maggioritario mitigato da elementi di proporzionalità”. Per il governatore ligure una buona legge elettorale dovrebbe, nella pratica, “fare alcune cose semplici”, come “garantire la governabilità” e “semplificare il quadro politico” dando la possibilità agli elettori di “guardare in faccia gli eletti, dunque avere dei collegi o delle preferenze”.

Sul fronte migranti il Patto tra il ministro dell’Interno Marco Minniti e 76 (su 134 totali) sindaci dell’hinterland milanese garantisce un’accoglienza diffusa sul territorio e una virtuosa alleanza tra istituzioni. Il Protocollo per la distribuzione dei profughi nella Città metropolitana milanese dovrebbe aiutare a riassorbire i centri di accoglienza. “Presentiamo all’Italia e all’Europa il modello Milano – ha affermato il ministro Minniti – che tiene insieme due principi fondamentali: l’accoglienza e l’integrazione con la sicurezza. Quando pensiamo ad un progetto di accoglienza diffuso, bisogna intenderlo in un rapporto amichevole fra lo Stato e le comunità locali. Stiamo facendo un investimento sul futuro del nostro Paese”. Secondo il Protocollo i 5.065 migranti saranno distribuiti tra di Comuni della Città metropolitana mentre attualmente si concentrano nel capoluogo e nell’area di Bresso. Rivolgendosi ai sindaci che hanno rifiutato la firma del Protocollo, Sala ha ammonito: “Un sindaco non può girarsi dall’altra parte”.

Il ministro dell’Interno ha comunque suggerito di lasciare “aperto” il documento per non ostacolare eventuali altre adesioni. A fronte di precisi impegni sull’accoglienza, offrendo una serie di “garanzie” ai sindaci, il prefetto ha inoltre sottolineato che “i richiedenti asilo saranno inviati anche nei Comuni che non hanno firmato”. Nel frattempo il Parlamento europeo – in virtù di un documento presentato dal ministero dell’Economia tedesco sulla necessità di legare i fondi di coesione Ue al rispetto dei principi fondamentali dello Stato di diritto, come la solidarietà sociale – ha approvato una risoluzione a larga maggioranza (398 sì, 134 no e 41 astenuti) con la quale si chiede agli Stati membri di ottemperare agli impegni per quanto riguarda il trasferimento dei 160 mila richiedenti asilo dalla Grecia e dall’Italia entro settembre 2017 e, nel contempo, accelerare la ricollocazione dei rifugiati, dei minori in primo luogo. La risoluzione prende in considerazione anche l’eventuale attivazione di procedure di infrazione da parte della Commissione europea.

Per la prima volta, infine, c’è una legge sul cyberbullismo. Il testo del provvedimento definisce cyberbullismo “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni realizzata per via telematica”. La legge prende in considerazione soltanto i minorenni e il minorenne con più di 14 anni, vittima di un atto di cyberbullismo, attraverso un dispositivo di allerta da inserire online può richiedere direttamente (senza l’intervento di un adulto) al gestore del sito o del social l’eventuale oscuramento, rimozione o blocco dei dati sotto accusa. L’azienda ha 24 ore per accogliere la richiesta e nell’arco di altre 24 ore deve provvedere a rimuovere i contenuti. Se la richiesta non viene soddisfatta, la parte lesa può rivolgersi al Garante che rimuove entro il termine di 48 ore.

A ridosso della legge il ministero dell’Istruzione adotterà delle linee per prevenire e fronteggiare la piaga del cyberbullismo. All’interno delle scuole sarà favorita l’educazione all’uso consapevole della Rete, per far sì che siano noti sia i diritti sia i doveri relativi alla navigazione sul web. Docenti di riferimento per il bullismo (cyber e no) acquisiranno infine delle competenze necessarie attraverso specifici corsi di formazione, con l’obiettivo di supportare i ragazzi di fronte ad esperienze così traumatiche o, eventualmente, semplicemente prevenirle.

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