Le condizioni UE per la Brexit

L’ultimo Consiglio Europeo straordinario dello scorso 29 aprile, in cui sono stati discussi i negoziati sulla Brexit e approvate le linee guida dei 27 Paesi UE con il Regno Unito, che delineeranno le posizioni e i principi generali che guideranno i paesi dell’Unione durante i colloqui, ha visto la definizione del quadro dei negoziati a norma dell’articolo 50 del TUE. Questo è, formalmente, il primo passo ufficiale nel processo della Brexit all’indomani del 29 marzo, data in cui il Regno Unito ha notificato al Consiglio Europeo l’intenzione di uscire dall’Unione Europea.

Non si può fare a meno di notare la coesione e lo spirito di unità oltre alla rapidità di decisione di cui hanno dato prova i Paesi UE in quest’occasione: “…lo spirito è stato rimarchevole, nel senso che c’è stato un segnale senza precedenti di fiducia, unità e consenso tra i 27. Questa è davvero un’ottima partenza per il complesso negoziato che abbiamo davanti a noi” queste le parole con cui il vicepremier maltese, Louis Grech, commenta i lavori a nome della presidenza europea di turno. E lo stesso presidente della Commissione Jean Claude Juncker ha parlato di “unità sorprendente”.

Le reazione della Gran Bretagna non sono state entusiaste e la premier britannica Theresa May si schiera contro le linee guida definendole come “posizioni negoziali” ribadendo che le sue priorità sono e restano: libero mercato senza dazi, fine della giurisdizione delle Corti europee, fine della libera circolazione dei migranti.

In occasione di un discorso della Campagna elettorale per le politiche del prossimo 8 giugno, la May sottolinea che “è importante che intorno al tavolo si sieda un forte premier del Regno Unito, con un forte mandato da parte del popolo, (…) un fatto che rafforzerà la nostra posizione negoziale per garantire che otterremo il migliore accordo possibile”.

La Brexit, necessariamente, avrà un impatto economico, come puntualizza il negoziatore UE per la Brexit, Michel Barnier, per il fatto che il Regno Unito anche se non ne farà più parte dovrà comunque far fronte a tutti gli impegni finanziari presi quando ara membro dell’Unione, prima di uscire definitamente dalla UE. Stando a quando stimato dal Financial Times è quantificata in 100 miliardi di euro la cifra che la Gran Bretagna dovrà “pagare”. Circa il doppio di quanto fino ad oggi quantificato dal Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker.

La decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione crea notevoli incertezze, che, verosimilmente, creeranno turbolenze nei restanti Paesi membri e ciascuno dei Paesi membri, nel momento della sua fuoriuscita, non vuole subire ripercussioni economiche o finanziarie. Così il nostro Presidente del Consiglio, Gentiloni, ci tiene a sottolineare come sia imprescindibile “…organizzare una separazione dalla Gran Bretagna che avrà una complicazione tecnico-economica straordinaria. In questa complicazione noi difendiamo gli interessi dei nostri cittadini nel Regno Unito, difendiamo l’Unità dell’Unione e gli interessi italiani”. Come nello stesso modo la Cancelliera tedesca Angela Merkel dice “…vogliamo una buona relazione con la Gran Bretagna, ma anche difendere i nostri interessi. Questo è un buon punto di partenza per continuare a farlo durante i negoziati. Prima ci saranno i negoziati per la separazione e solo dopo passi avanti su questo fronte potremo parlare anche di futuro”.

Nella Bozza per il piano di negoziati con Londra la UE ha ribadito la sequenza di una trattativa sulla Brexit per fasi: prima dovrà essere conclusa la fase che riguarda temi d’importanza centrale come la garanzia dei diritti dei cittadini, del rispetto degli obblighi finanziari della Gran Bretagna verso la UE, la data esatta dell’uscita e la giurisdizione sulle controversie.

E’ da rilevare che la bozza si concentra quasi esclusivamente sulla prima fase del negoziato, le questioni relative alla partnership solo quando si raggiungeranno progressi sulle varie procedure di gestione dell’uscita. Per la data esatta della Brexit a cui si fa riferimento sempre nel documento è fissata per il 30 marzo 2019 e per i giudizi ancora pendenti alla Corte di Giustizia al momento del divorzio continueranno il loro iter in quella sede.

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