Kokocinski, artigiano della comunicazione

Napoli – “Da questa parte, signori e signore son Pulcinella il grande inventore! Per consolare i poveretti ho inventato gli spaghetti”; così una strofa della filastrocca di Gianni Rodari descriveva la maschera di Pulcinella, un uomo semplice, del popolo, che sapeva come trovare il lato piacevole della vita e per questo divenuta maschera ufficiale di Napoli.

Pulcinella è anche una delle maschere preferite da Kokocinski, proprio per la sua caratterizzazione e per la sua vicinanza ai problemi reali del popolo. L’artista, che ama definirsi un artigiano della comunicazione e che modella la cartapesta per creare personaggi in grado di raccontare la propria storia toccando la sensibilità di chi guarda, sarà presente a Napoli presso il Museo Archeologico Nazionale, fino al 5 Giugno prossimo, con la mostra Kokocinski. La Vita e la Maschera: da Pulcinella al Clown.

Alessandro Kokocinski, classe 1948 di Porto Recanati, conosce bene la sofferenza umana e cosa si prova ad essere migrante, per questo nelle sue opere sceglie personaggi che incarnano questo lato della vita e che testimoniano una parte importante della storia umana. Come espresso nella intervista di Paolo Conti, Kokocinski rivive sulla sua pelle ogni sofferenza che gli attuali migranti devono affrontare e attraverso le sue opere cerca di testimoniare ciò che succede affinché si possa trovare una soluzione, sperando che finalmente i politici ritornino a lavorare per il bene della società e non per il bene di pochi.

Questa esposizione, che prosegue idealmente la mostra realizzata nel 2015 a Palazzo Cipolla a Roma, si compone di oltre settanta opere tra disegni, dipinti, installazioni, altorilievi, sculture, versi poetici, libri e filmati; un notevole corpus di lavori scelti dallo stesso artista che ha come protagonista la maschera che noi tutti mettiamo in pubblico per nascondere le nostre emozioni.

Il pubblico si calerà nel palcoscenico della storia attraverso sei aree (L’Arena; Pulcinella; Petruška; Sogno; Il Clown; Maschera Interiore), dove spiccano tre grandi istallazioni, come Olocausto del Clown tragico, Non l’ho fatto apposta, affiancata da un video interpretato da Lina Sastri, ed una recente creazione studiata appositamente per questa esposizione, Sguardo al futuro nascente. Sono creazioni che cercano di mettere in evidenza l’eterno rapporto tra la storia e la storia dell’arte, ovvero tra finzione e realtà.

Ogni opera porta in sé la rabbia e l’energia di Kokocinski, la voglia di dare il suo contributo ed esprimere solidarietà alle nuove generazioni di migranti, ma anche gridare al mondo di stare attenti perché bisogna cambiare in fretta la rotta altrimenti si rischia la distruzione, per lui il nuovo modello di capitalismo globale adottato non fa altro che alimentare l’incubo atomico, un pericolo imminente e che va assolutamente scongiurato. Le sue opere non sono solo lo specchio del nostro tempo, ma anche il frutto delle culture che l’artista ha vissuto negli anni, come le scene circensi che si ritrovano spesso nelle sue opere, a cui ora attinge con sapiente maestria.

Kokocinski ci da la possibilità di conoscerlo meglio non solo attraverso il suo lavoro,ma anche grazie al linguaggio usato nelle annotazioni scelte per la titolazione delle sue opere (Scendo vestito di luna; Prigioniero di questo giardino dolente, ombra solitaria; Guarda come ci parlano dal Paradiso; Partirò con le mani vuote ma con l’anima speranzosa; Il poeta: con inchiostro azzurro e sangre bizantina) che ci svelano una personalità dall’animo poetico.

Questa esposizione, curata dalla Fondazione Alessandro Kokocinski, realizzata e promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Italia Mediterraneo con la collaborazione tecnica di Civita, è corredata da un catalogo pubblicato da Skira, arricchito da saggi di Tiziana Gazzini, Paola Goretti, Margaret Mazzantini, Paolo Conti e dello stesso Alessandro Kokocinski.

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