Il Colosseo si racconta

Roma – Lo scorso 17 Marzo lo abbiamo visto illuminato di verde per la festa di San Patrizio, in onore dei turisti irlandesi, ora il simbolo principale della storia e della grandezza dell’Impero romano, il Colosseo, resterà al centro della scena culturale romana per un’altra iniziativa.

Fino al 7 Gennaio 2018, l’arena dei giochi dei gladiatori e delle naumachie sarà il protagonista della mostra Colosseo. Un’Icona, una grande rassegna in cui l’Anfiteatro Flavio ci svela la sua storia, gli aneddoti e i segreti che si nascondono tra le sue rovine.

La mostra, curata da Rossella Rea, Serena Romano e Riccardo Santangeli Valenzani, si divide in sei sezioni cronologicamente sequenziali che, con i dipinti, le installazioni, le performance, i video e gli scatti di artisti di fama internazionale, per un totale di circa cento opere esposte, e i recenti risultati degli scavi e restauri, aiutano il visitatore a comprendere meglio l’influenza della struttura nell’evoluzione sociale e politica dell’Italia.

Si parte dalla costruzione del Colosseo contornata dalle vicende storiche che si susseguono; la sua edificazione fu iniziata nel 72 d.C. dall’imperatore Vespasiano della gens Flavia, da qui il nome Anfiteatro Flavio, impresa finanziata con il bottino della conquista di Gerusalemme del 70 d.C. . Anche se fu inaugurato durante l’80 d.C. da Tito, la struttura fu ultimata solo nell’82 d.C. dal fratello di Tito, Domiziano.

Questa meraviglia architettonica, inserita nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO nel 1980, ha attirato su di sé la curiosità di tanti turisti e studiosi sia per la particolare forma sia perché è la più imponente struttura mai concepita per i giochi venatori e gladiatori.

Questa esposizione metterà a nudo la struttura, si scoprirà che il Colosseo poteva arrivare ad ospitare fino a cinquantamila persone, durante gli spettacoli che duravano tutta la giornata; inoltre verrà spiegato il funzionamento del complesso meccanismo di vele, 80 per la precisione, realizzate per riparare dal Sole gli spettatori nelle giornate più calde; questo congegno velario veniva manovrato da uomini appositamente selezionati tra le unità della flotta romana.

Una curiosità, che forse molti ignorano e che accomuna l’Anfiteatro Flavio a piazza Navona, è rappresentata dalle battaglie navali, le così dette naumachie, che si svolgevano allagando l’arena grazie ad un apposito sistema di pozzi e tubazioni, che verrà illustrato durante la mostra.

Dismessa la veste di luogo di giochi e battaglie nel 523 d.C,, l’anfiteatro è stato anche sede dell’attività commerciale e religiosa che caratterizzò il Medioevo, ad esempio si suppone, ma questa teoria non fu mai provata, che durante il XVI secolo il Colosseo fosse adibito al martirio dei primi cristiani. La sacralità del sito, non tutti ne sono a conoscenza, si deve al Giubileo del 1750, grazie a papa Benedetto XIV che fece erigere una croce al centro dell’arena e 14 edicole della Via Crucis.

Nel susseguirsi degli avvenimenti storici, l’Anfiteatro Flavio non fu sempre simbolo e teatro del potere laico o temporale, ma anche fonte di ispirazione per architetti, vedutisti e pittori nel Rinascimento, meta privilegiata dei Gran Tour di poeti e scrittori affascinati dall’immagine romantica del luogo. Con l’avvento del fascismo però il Colosseo ritorna ad animare gli animi dei potenti, tanto da aver ispirato la costruzione del Palazzo della Civiltà Italiana, noto anche come Colosseo quadrato.

La fama dell’Anfiteatro Flavio cresce negli anni ispirando numerosi film nel dopoguerra italiano e diventa scenario di numerosi capolavori cinematografici del Neorealismo, mentre con la pop art si aggiudica la veste di icona che continua ai nostri giorni. Lungo tutto il percorso della mostra, sulle volte del Colosseo, sarà proiettato il filmato Nuovo Cinema Colosseo che in 23 minuti riprodurrà il racconto del successo cinematografico dell’Anfiteatro Flavio, dall’archivio dell’Istituto Luce – Cinecittà a Quo Vadis? di Enrico Guazzoni, dal Gladiatore di Ridley Scott a Vacanze romane di William Wyler, da La commare secca di Bernardo Bertolucci a Un americano a Roma di Steno, da La grande bellezza di Paolo Sorrentino a Lo chiamavano Jeeg Robot di Mainetti.

Si scopriranno inoltre le diverse leggende che si nascondo dietro il nome Colosseo, come quella il cui nome sarebbe dovuto al “Colosso” di Nerone accanto al quale fu realizzato l’anfiteatro, ossia l’immane statua raffigurante l’imperatore nelle vesti del dio Sole, che successivamente alla sua rovina venne dedicata al solo dio Sole; che sembra essere una delle spiegazioni più plausibili.

Altri sostengono che il nome derivasse dalle colossali dimensioni della struttura; altri ancora rintracciano il suo nome dal sito dove sorge, il Colle Oppio, noto anche come Collis Isei per la vicina presenza del tempio di Iside; ma la teoria più creativa risale ad una leggenda del trecento, che vedeva il Colosseo come luogo destinato all’adorazione del demonio, tanto che a chi si avvicinasse veniva chiesto “ Colis eum?” ossia, riferendosi al diavolo, “Veneri lui?”

La rassegna è stata promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma, con Electa, mentre il progetto di allestimento è stato affidato a Francesco Cellini e Maria Margherita Segarra Lagunes. L’esposizione è corredata da un catalogo e dal volume The Colosseum Book entrambi pubblicati da Electa.

©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione

Print Friendly, PDF & Email
Condividi

Sii il primo a commentare su "Il Colosseo si racconta"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato


*