Generazione d’ignoranti

Tuonano i professori: i nostri giovani sono semi analfabeti. In 600 tra insegnanti e studiosi con vari titoli, hanno firmato una lettera indirizzata alle autorità con proposte per mettere mano a un problema che si sta ingigantendo.

I risultati dei sondaggi sono desolanti: pare che il 46% dei giovani sotto i diciotto anni non abbia mai letto un libro. E comunque per avere un’idea di che basso livello sia la preparazione culturale dei nostri giovani, basta vedere la trasmissione di quiz che precede ogni giorno il tg1. Quello che si ascolta quando i concorrenti sono giovani, rasenta la barzelletta. Ho sentito io rispondere: come si chiamano gli abitanti dell’Alto Adige ? Alto Adigini. Oppure alla domanda con quattro risposte come un quiz per la patente, quando Hitler scrisse il Mein Kampf’? Le quattro risposte erano 1925, 1940, 1967, 2000, indovinate cosa ha risposto la ragazza, pure laureata in legge, che prima di partecipare ha sciorinato un sacco di esperienze di lavoro? Ha risposto 1967.

Fa male al cuore, lo so. Dopo la risata prende lo sconforto. E moltissimi non conoscono le capitali del mondo, nozioni banali che fanno parte del bagaglio culturale di noi “grandi”. Ma perché siamo arrivati a questo? La scuola pubblica ha subìto vistosi e importanti tagli da parte di tutti i governi che si sono di volta in volta succeduti negli ultimi anni. L’Ocse da anni fa un quadro pietoso della nostra situazione che però nessun Governo pare capire.

Il sistema dell’istruzione pubblica ha pagato, insieme ad altri settori del welfare e dei servizi, la politica sbagliata dei tagli alla spesa pubblica; il denaro dato ai privati sotto forma di cunei fiscali e decontribuzioni e nessuna vera battaglia contro l’evasione fiscale. E’ chiaro che i primi a farne le spese sono state le istituzioni pubbliche dell’istruzione e della  ricerca, dalle primarie alle Università, deprivate e impoverite di risorse; ne hanno fatto le spese i lavoratori della scuola e della conoscenza, i cui salari sono notevolmente al di sotto della media Ocse, mentre la riforma Fornero sulle pensioni, tra le peggiori in Europa, ha determinato una media di età sempre più alta tra i docenti. Sono state colpite le famiglie, la cui spesa per i figli a scuola è cresciuta in modo esponenziale, in assenza di risorse per il diritto allo studio. Il toscano che ha fatto della propaganda la sua bandiera, non ha fatto meglio.

In più ci sono famiglie esauste, madri che non hanno voglia di passare tempo con i figli aiutandoli a fare i compiti e che li lasciano in balia del web, dove crescono piccoli mostri che sanno tutto di connessioni ma niente di tabelline. I fattori sono tanti. Ma lo Stato deve fare la prima mossa.

Per impedire che fra cento anni, finiti i combustibili fossili, fallita la ricerca di energie pulite per mancanza di cervelli attivi, i libri vengano usati per accendere i camini.

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