Remo

“Sono nato nel Fascismo, nella Chiesa Cattolica e nel cuore della borghesia romana: praticamente, sono nato nella merda”. Questo il modo in cui si presentava Remo Remotti. Remo è morto un anno fa, il 21 giugno all’età di 90 anni.

Remo è stato poeta e attore ma anche scrittore, scultore, cantante e drammaturgo. Ha recitato nei film di  Nanni Moretti (Sogni d’oroBiancaPalombella rossa) ma aveva lavorato, fra gli altri, anche con Francis Ford Coppola (Il padrino III), Ettore Scola, Carlo Mazzacurati, i fratelli Taviani, Marco Bellocchio, Massimiliano Bruno, Federico Zampaglione. In televisione aveva recitato in alcune delle più popolari fiction degli anni recenti come I Cesaroni e altre simili. Aveva festeggiato i novant’anni esponendo i suoi quadri e le sue sculture nella mostra “Ho rubato la marmellata” presso la galleria De Crescenzo & Viesti di Roma. Alcune sue opere sono presenti alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma

Una vita esagerata, la sua; una paternità tardiva a 64 anni e tanti viaggi. Una fuga in Sudamerica e il rientro in Italia, nel 1960 il matrimonio con Maria Luisa Loy (sorella del regista Nanni), le mostre nelle gallerie d’arte milanesi e una nuova avventura in Germania, tra il 1968 e il 1971, come assistente di Emilio Vedova.

Roma è sempre rimasta il centro della sua arte: “Ci sono stato da Dio ma l’ho anche odiata. Io so’ nato sotto er fascismo. Quello vero e quello della Chiesa Cattolica, nel cuore della borghesia romana. Peggio de così…”. E poi: “Di Roma amo la simpatia dei romani”.

La sua vita era fatta di provocazioni; un artista senza rete, feroce e sincero, smargiasso e volgare ma sempre fedele a sé stesso. Negli anni Duemila era  stato protagonista di spettacoli dal vivo insieme ad amici artisti quali Paolo Zanardi, gli Elettrofandango, Andrea Evangelisti e il presentatore Vladimiro. Nel 2010 ha partecipato a tre canzoni dell’album del gruppo romano Automatica Aggregazione, aveva collaborato anche con l’Orchestra di Piazza Vittorio.

Il suo testamento artistico resta Mamma Roma addio, una attualissima poesia messa in musica dedicata al suo addio alla città eterna negli anni 50. In età matura aveva trovato la fede: ”Dio l’ho trovato a 50 anni e ciò mi ha fatto capire che gli uomini, non maturi come le donne, fino a cinquant’anni non capiscono niente”. Proprio le donne erano sempre rimaste al centro dei suoi pensieri: “Mi hanno salvato, le amo e le rispetto tutte”.

Caro Remo, il mondo ha bisogno di persone come te, sconnesse e presenti, ciniche ma tolleranti. Ci manchi, specie ora che tutto sembra perduto nell’indifferenza e nella cialtroneria.

©Futuro Europa®

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