Mia madre (Film, 2015)

Nanni Moretti torna ai temi intimistici e alla grande ispirazione di lavori come La stanza del figlio (2001) e Il caimano (2006), prende il meglio da entrambi e realizza un lavoro nuovo, importante, candidato a vincere la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Ci voleva proprio, dopo la battuta d’arresto di Habemus Papam (2011), un film inutile e persino irritante. Non sono passati invano quattro anni per un autore che è riuscito a metabolizzare un’esperienza personale – senza rinunciare all’impegno politico – e a trasformala in grande cinema.

In breve la trama. Margherita (Buy) è una regista impegnata sul set di un film sul mondo del lavoro che deve combattere ogni giorno con un eccentrico attore americano (Turturro). Contemporaneamente vive il dramma personale di un’anziana madre (Lazzerini) in fin di vita. Margherita e il fratello Giovanni (Moretti) assistono la madre costretta in un letto d’ospedale, mentre la figlia della regista deve recuperare un debito in latino e i fantasmi del passato diventano sempre più inquietanti.

Il film di Moretti è tutto qui. Dramma esistenziale, dolore intimo che si fa universale, un fratello e una sorella molto diversi al capezzale di una madre importante, il primo deciso e metodico, la seconda insicura e nevrotica. Margherita Buy è straordinaria nel ruolo della sua vita, come dice sempre agli attori il suo personaggio – e come Moretti pretende – non scompare nel ruolo assegnato, ma gli resta accanto. Perfetto alter ego di Moretti nei panni della regista perfezionista e dal carattere impossibile, calata a dovere nel ruolo di donna nevrotica in preda a dubbi e tormenti, angosce esistenziali e sogni perduti. Alcune sequenze sono indimenticabili: la parte onirica che vede una surreale coda di persone per entrare al cinema con Margherita che ritrova volti del passato; il momento sul set in cui si ferma a pensare alla fine che faranno tutti i libri della madre quando non ci sarà più; la parte finale che illustra il dolore riflesso nel pianto della nipotina abbracciata al padre davanti a un notturno romano.

Moretti si ritaglia un ruolo minore, e fa bene, sarebbe stato troppo coinvolto in un’interpretazione da protagonista, ma è molto bravo come figlio in crisi lavorativa che assiste la madre fino all’ultimo istante. Ottima Giulia Lazzarini nei panni della donna che sta morendo, credibile e intensa nel dramma del dolore e della prossima dipartita. John Turturro tiene sulle spalle tutta la parte comica, grottesca, ma anche le sequenze che conferiscono sostanza politica al dramma intimo, perché interpreta lo strampalato attore americano che deve calarsi nei panni di un padrone costretto a licenziare molti dipendenti. Moretti non rinuncia a parlare della realtà, della crisi del lavoro, dei problemi degli operai che perdono il posto e persino la dignità. Critica pure come siamo cambiati. “Voglio delle facce normali, non labbra gonfie e uomini depilati. Voglio facce da operai”, dice la regista. “Sono queste le facce che abbiamo. Il mondo è questo. Sono le facce della realtà”, è la risposta del collaboratore. Cinema nel cinema, una parte importante del film, dove Moretti spiega come si realizza una pellicola, svela trucchi di scena, mette in evidenza le liti tra attori e regista, s’interroga sulla funzione del cinema. “Voglio tornare alla realtà! Basta finzione!”, grida Turturro al termine di una sequenza che non interpreta secondo la volontà della regista.

Fotografia crepuscolare e decadente di una Roma notturna, musica suadente da cinema strappacuore con pezzi al pianoforte e brani di Leonard Cohen, montaggio alternato tra storia personale e cinema nel cinema. Tutto funziona alla perfezione e quando il dramma si fa troppo intenso Moretti evita il rischio del patetico con straordinarie incursioni grottesche e parti comiche. Un piccolo capolavoro destinato a restare nel tempo.

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Regia: Nanni Moretti. Soggetto e Sceneggiatura: Nanni Moretti, Francesco Piccolo, Velia Santella. Fotografia: Arnaldo Catinari. Montaggio: Clelio Benevento. Costumi: Valentina Taviani. Produzione: Sacher Film, Fandango, rai Cinema. Coproduzione: Le Pacte (Parigi). Distribuzione: 01 Distribution. Interpreti: Margherita Buy, John Turturro, Giulia Lazzarini, Beatrice Mancini, Nanni Moretti, Toni Laudadio.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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