Il progetto-ponte di Atene per fare a meno della troika

Che succede all’indomani del nulla di fatto dell’Eurogruppo sulla Grecia? Il rischio di un Grexit si fa sempre più vicino o alla fine le parti finiranno per trovare un accordo? Un comitato permanente di cooperazione con l’Ocse per tenere in canna il proiettile del Piano B e la consapevolezza di un doppio canale attivato con Mosca e Pechino. Sono le due armi nelle mani del governo Tsipras, che non molla la strategia dell’inversione a U rispetto alle politiche del passato. Bruxelles e Berlino da quell’orecchio non ci sentono? E allora in un colpo solo ecco materializzarsi la cosiddetta clausola Varoufakis supportata dalle nuove interlocuzioni di Atene con Russia e Cina, con il placet di analisti e cittadini che ieri hanno sfilato in piazza Syntagma per la seconda volta in cinque giorni.

Il Programma Ponte elaborato da Atene durerà sei mesi, dal primo marzo al 31 agosto. Legalmente è una proroga tecnica del programma attuale, ma al posto del Memorandum ci sarà un nuovo testo che descrive gli impegni della Grecia basati su un vademecum di riforme con dieci assi da cui il governo intende cassare quel 30% del memorandum considerato come “tossico”. Il pacchetto finanziario includerà i 7,5 miliardi del programma precedente, tra cui 1,9 miliardi dai profitti dai titoli greci detenuti dalla BCE e da altre banche centrali. “L’Europa deve capire che noi dobbiamo lavorare per avere una terza via” dicono fonti del partito ellenico di governo.

Per cui se da un lato l’effervescente ministro delle finanze non molla di un millimetro l’idea di rottamare la troika, sostituendola con l’Ocse il cui segretario Angel Gurria è stato definito la Tsipras “l’uomo più utile oggi all’Europa”, dall’altro la grande preoccupazione espressa dal ministro degli esteri Kotzias al suo omologo russo Lavrov che lo ha ricevuto a Mosca, verte sul triangolo di destabilizzazione che circonda la Grecia: che inizia con l’Ucraina e termina in Libia e in Medio Oriente. Un argomento che al Cremlino è parecchio gradito e che potrebbe essere alla base di un nuovo asse con Atene.

Il memorandum siglato con la troika nel 2012 prevedeva che la linea di credito alla Grecia fosse assicurata esclusivamente da Ue, Bce e Fmi ed escludendo di fatto soggetti terzi. Ma se dovesse passare la linea Varoufakis, ecco che “non ci sarebbero più porte chiuse a nuovi ed insperati flussi di denari da altri Paesi”. Se Mosca e Pechino hanno cementato già la loro alleanza con il mega accordo trentennale per la fornitura di gas, ecco che se Pechino conducesse in porto la privatizzazione dell’hub-containers del Pireo e se Mosca facesse la stessa mossa a tenaglia sulle ferrovie greche, si realizzerebbe un fronte greco orientale nei fatti alternativo a quello fin qui osservato con Berlino e Bruxelles. “All’Europa consegniamo un messaggio – hanno urlato i manifestanti scesi ieri in piazza ad Atene – noi dobbiamo uscire da questa situazione di stallo e non diremo di no a nuovi aiuti”.

©Futuro Europa®

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