Grecia di nuovo al bivio, i mercati tremano

Continuare con il memorandum della troika in un governo di larghe intese conservatori-socialisti o tentare la carta delle sinistre del Syriza? La Grecia torna a far tremare il Vecchio Continente con un voto che potrebbe avere dei riverberi significativi per l’intera eurozona, con i mercati in tensione e le borse che hanno reagito nervosamente. Chiamato alle urne il prossimo 25 gennaio, il Paese che nel 2011 è stato ad un passo dal default, è al momento spaccato a metà: solo tre-quattro punti percentuali dividono il partito del premier Antonis Samaras, Nea Dimokratia al 27%, dal Syriza di Alexis Tsipras al 31%.

Il primo propone l’autonomia della Grecia dalla troika, ferma restando la strada obbligata delle riforme da proseguire senza se e senza ma, con un programma strettamente legato all’austerità chiesta da Berlino. Il Primo Ministro da tempo sottolinea che oggi la grande sfida è “nelle riforme che portano la competitività”. E ricorda che nell’ultimo trimestre del 2014 la Grecia e la Spagna hanno accusato il tasso di crescita più elevato della zona euro, aggiungendo che la disoccupazione in costante declino relativa ai mesi precedenti, seppure ancora alta, è in calo e sta provocando più di una speranza.

Diversa la proposta di Syriza, il cui economista di punta, Ioannis Varoufakis, punta sul cosiddetto “fiscal waterboarding”, parafrasando il termine usato per le torture Cia. Per cui propone la trasformazione del mega prestito della troika in un super bond a scadenza illimitata. Da restituire ai creditori internazionali solo quando la Grecia otterrà una crescita compresa fra il 3% e il 3,5%. Inoltre Syriza chiede alla Banca Europea degli Investimenti di avviare una grande stagione di  investimenti nei Paesi europei, a cominciare dalla Grecia.

Accanto alle due grandi forze, che nei fatti si giocheranno la vittoria sino all’ultimo minuto, ecco staccatissimi gli altri partiti con due potenziali sorprese rappresentate da movimenti nati nell’ultimo periodo. E’il caso del Kinima, la nuova forza socialdemocratica battezzata una settimana fa dall’ex premier Giorgios Papandreou, la cui famiglia fondò il Pasok il partito socialista greco, passato dai fasti del 30% registrato nel 2011 al 5% dello scorso anno. Secondo i bookmakers in caso di vittoria del Syriza, Papandreou potrebbe essere un alleato in una coalizione di centrosinistra. Terzo incomodo To Potami, movimento nato in occasione delle scorse europee fondato dal volto televisivo Stavros Theodorakis che a maggio del 2014 in appena quaranta giorni raggiunse il 4%, esprimendo un eurodeputato. A seguire tutti gli altri, a cominciare dai nazionalisti di Alba Dorata, il cui intero gruppo parlamentare, privato dei finanziamenti pubblici, è agli arresti con l’accusa di eversione e omicidio ma dati comunque al 5%.

In una lunga intervista su twitter ieri sera Alexis Tsipras ha confermato le sue tesi: no all’uscita dall’euro, sì ad una rinegoziazione del debito (si parla di un haircut del 60% chiesto da Berlino e Bruxelles), spinta sugli eurobond e un grande piano Marshall di ricostruzione sociale. La replica del premier Samaras è nei numeri ottenuti dal governo che ha presieduto dal 2012, accettando il memorandum della troika per evitare un altro caso Argentina. E annuncia che oggi occorre  proseguire sulla strada tracciata dal cosiddetto pacchetto Juncker per completare il risanamento.

©Futuro Europa®

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