Amarsi un po’ (Film, 1984)

Virna Lisi (Virna Pieralisi, 1936-2014) è scomparsa in questi giorni. Per ricordarla, visto che un attore vive in eterno nelle sue opere, parliamo di un suo film non molto conosciuto.

I fratelli Vanzina scrivono e girano una storia d’amore in puro stile giovanilistico anni Ottanta, una commedia sentimentale senza pretese, ingenua ma piacevole. Cristiana (Welch) è una principessa romana, ma si finge una donna del popolo e si innamora di Marco (Amendola) che fa il meccanico al Testaccio. Il loro incontro avviene a un semaforo, quando Cristiana guida senza patente e tampona Marco a bordo di una moto nuova di zecca. La famiglia della ragazza si oppone alla storia d’amore, ma soprattutto gli amici sconsigliano di mandare avanti un rapporto impossibile. I ragazzi della Roma bene che frequentano la casa di Cristiana sfottono Marco perché non sa andare a cavallo, non gioca a tennis e non parla francese. In compenso la ragazza si fa irretire da un rampollo di sangue blu che le fa una corte serrata. Finisce che i due ragazzi si lasciano, Marco si mette con una parrucchiera (Cavalcanti), ma pensa ancora a Cristiana.

Un bel giorno arriva una telefonata da Parigi: Cristiana chiama Marco per dirgli che sta per sposarsi con un altro, ma in vita sua ha amato soltanto lui. Marco non si dà pace, ruba un’automobile e corre da lei per impedire il matrimonio, ma provoca un incidente e finisce all’ospedale. Cristiana si convince che al cuore non si comanda, va da sua madre e le confessa di amare Marco. La nobildonna (Lisi) comprende la situazione e manda all’aria il matrimonio: secondo lei sua figlia sta commettendo un errore, ma non vuole impedirle di provare a essere felice. Un film semplice che parla di vero amore senza paura di sembrare sdolcinato, romantico e irreale. L’amore supera ogni barriera secondo i Vanzina. Una favola, certo, ma a volte è bello sognare.

Tra gli attori ricordiamo una stupenda Virna Lisi, attrice di gran classe, che interpreta la madre di Cristiana. Bravo anche Riccardo Garrone nei panni del padre nobile, così come sono credibili Mario Brega e Rossana Di Lorenzo come genitori trucidi di Marco. Claudio Amendola è il classico bello di periferia, ragazzo di borgata cresciuto in strada, meccanico che si è fatto da solo. Il rapporto tra lui e gli amici della ragazza è divertente, ovvio che non hanno niente in comune, ma quando si tratta di menare le mani non si fa pregare. Tahnee Welch interpreta una bella principessa diciassettenne che non conosce il mondo, ma impara a vivere seguendo il suo amore per Marco e si allontana da una realtà fatta di lustrini e di finzione.

Luigi Grazzini sul Corriere della Sera del 7 ottobre 1984 scrive: “Amarsi un po’ è un’altra di quelle commedie alla lavanda con le quali Enrico e Carlo Vanzina tengono vivo un filone di cinema giovanilista, sentimentale e pulito, che piace alla platea di età verde, tutta contenta di riconoscersi nei suoi acerbi protagonisti e di vedere annaffiata la speranza che il conflitto fra padri e figli sia superato col sorriso indulgente”. A parer nostro il film è più fragile degli altri, perché i ritrattini sono frettolosi, la galleria dei tipi è meno varia, e abbondano i luoghi comuni nel confronto tra gli snob della Roma di sangue blu e i popolani di borgata.

Ma Carlo Vanzina regista ci sa fare. Commisurando il passo alla sua gamba e a quella dei suoi attori, rimpasta con garbo vecchi spunti, schizza affetto e ironia un po’ dovunque, ci fa parteggiare per quei due ragazzi, e semina fiori di campo in questo giardino di veleni. Il principe che ha come sola occupazione il proprio albero genealogico, la mamma di Marco che manda in regalo alla principessa un vaso di peperoni, l’amico di Marco che con la ragazza vuol venire subito al sodo, gli amici di Cristiana con la puzza al naso sono stereotipi rinfrescati da una regia comunicativa e da una recitazione disinvolta. Sebbene il profumo non persista, e l’unghia affondi nel morbido, dunque lo spasso c’è. Favorito dalle canzoni, dalla musica di Mario Lavezzi, da interpreti bene assortiti (Marco è il gradevole Claudio Amendola, Cristiana la spontanea Tahnee Welch, figlia di Raquel Welch) e dalla presenza di una Virna Lisi che si cala negli abiti di sartoria della principessa con la saggia eleganza in cui confluiscono le virtù della donna e dell’attrice”.

Marco Giusti è meno indulgente, secondo lui “il film sfiora il peggior populismo vanziniano, ma è comunque gradevole”. Non si comprende perché il critico romano scrive che manca il lieto fine, forse non ha visto la pellicola fino in fondo. Secondo Giusti “Amendola finisce tra le braccia della popputona Claudia Cavalcanti e non con la figlia di Raquel”. Non è vero, perché il rapporto tra  i due è soltanto temporaneo in attesa che trionfi il vero amore.

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Regia di Carlo Vanzina. Soggetto e sceneggiatura: Carlo Vanzina ed Enrico Vanzina. Fotografia: Claudio Cirillo. Montaggio: Raimondo Crociani. Costumi: Paola Comencini. Musiche: Mario Lavezzi. Produce: Mario e Vittorio Cecchi Gori per G. C. G. Silver Film e Rete Italia. Distribuzione: Ceiad. Interpreti: Claudio Amendola, Tahnee Welch, Virna Lisi, Riccardo Garrone, Mario Brega, Fabrizio Bracconieri, Paolo Baroni, Alain Blondeau, Nicoletta Elmi, Carlo Marescotti, Claudia Cavalcanti, Marco Urbinati, Nicoletta Papetti, Francesca D’Aloia, Aurelio Borzini, Jimmy il Fenomeno e Cristiana Colecchia.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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